ATTILIO BARZELOGNA MAESTRO DI SCHERMA
Il signor Edgardo Balbo, di Bibione, che da tredici anni vive a Parenzo e da due ne dirige il Club di scherma istituito dieci anni fa, mi ha invitato a fornirgli notizie su Attilio Barzelogna maestro di scherma.
Posso attingere piacevolmente nel pozzo profondo e non ancora inaridito della mia memoria, per portare alla luce la mitica figura di un personaggio che ha educato tanta parte della gioventù parentina, non solo come maestro di ginnastica. Anch’io sono stato un suo giovanissimo allievo partecipando la domenica mattina alle sue lezioni di scherma negli anni 1938 e 1939 sul pavimento in parquet della grande palestra, che era stata costruita nei primi anni del Novecento .
Avevo tredici o quattordici anni ed ero padrone di un fioretto, che ricordo pesantissimo per il mio polso inesperto, e di una robusta maschera. Fioretto e maschera erano stati di proprietà di mio fratello Umberto che aveva diciotto anni più di me ed anche lui era stato istruito nella nobile arte della scherma quando era ragazzo. Il Maestro sapeva insegnare anche l’uso della spada e della sciabola. Ed era un provetto ginnasta. A settant’anni il suo fisico asciutto gli consentiva di prodursi nella figura della bandiera.
In un angolo del cortile del Ricreatorio aveva fatto collocare un’asta verticale alla cui sommità era saldata una barra orizzontale che dalla parte opposta finiva cementata nel muro. Attilio Barzelogna si aggrappava con le mani all’ asta verticale e stendeva il suo corpo parallelo alla barra.
Nessun ragazzo, per quanto si sforzasse, riusciva neanche lontanamente ad assumere tale posizione. Ma il Maestro va ricordato per tanti altri motivi. Innanzitutto per la sua integrità morale. Di mestiere era rilegatore di libri. La sua bottega era situata in fondo ad uno slargo della Via Decumana tra la cartoleria Greatti e la cartoleria Coana con annessa tipografia. Era questa a dargli la maggior parte del lavoro. Il locale era di un gradino sotto il livello stradale. Un’ampia finestra permetteva di vedere la gente che passava per la “Strada Granda”. Gli studenti avevano un punto d’incontro nella rilegatoria. Per loro era un divertimento azionare a mano il volano che faceva scendere la grande lama a tagliare i margini dei libri.
E non mancavano di adocchiare le ragazze del convitto femminile di Marafor che, inquadrate e accompagnate dall’istitutrice, si recavano il pomeriggio alla palestra per la lezione di educazione fisica. La filodrammatica maschile del Ricreatorio funzionava grazie all’ impegno generoso e sempre illuminato del Maestro che fungeva da regista, scenografo, truccatore, rumorista, suggeritore… Le commedie, le farse, le operette divertivano gli attori e il sempre folto pubblico che riempiva la sala.
Il palcoscenico era sprovvisto della buca del suggeritore, che era costretto a fare il suo lavoro nascosto dietro una quinta. Attilio Barzelogna dava l’impressione, per la naturale riservatezza, di operare dietro una quinta. Non aveva bisogno di tante parole. Bastava e avanzava il suo esempio.